Cannabis Medica

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L'utilizzo medico della Cannabis Sativa risale a migliaia di anni fa; citando Wikipedia: " è stata usata a Taiwan varie migliaia di anni fa. Il botanico Hui-lin Li ha scritto che in Cina "l'uso medico della cannabis probabilmente si è sviluppato molto precocemente. Poiché gli antichi esseri umani usavano semi di canapa come alimento, era naturale per loro anche scoprire le proprietà medicinali della pianta. L'imperatore Shen-Nung ha scritto un libro sui metodi di trattamento nel 2737 aC che comprendeva i benefici medici della cannabis. Ha raccomandato la sostanza per molti disturbi, inclusa la stipsi, la gotta, il reumatismo. La cannabis è considerata una delle 50 erbe fondamentali nella medicina tradizionale cinese.

L'Ebers Papyrus (circa 1550 aC) dall'Egitto antico, secondo alcuni studiosi, descriverebbe l'uso della cannabis medica. Testi sopravvissuti dall'antica India confermerebbero che le proprietà psicoattive della cannabis sono state riconosciute e che è stata usata per trattare una varietà di malattie e disturbi, tra cui insonnia, mal di testa, disturbi gastrointestinali e dolori, anche durante il parto.

Al medico irlandese, William Brooke O'Shaughnessy, si attribuisce l'introduzione della cannabis nella medicina occidentale. O'Shaughnessy è venuto a contatto con la cannabis attorno all'anno 1830 mentre viveva in India, dove ha condotto numerosi esperimenti per indagare sulla sua utilità medica. Rilevando in particolare i suoi effetti analgesici e anti-convulsivi, ritornò in Inghilterra con una fornitura di cannabis nel 1842, dopo di che il suo uso medico si diffuse attraverso l'Europa e gli Stati Uniti. Prima del 1850 in Europa vengono pubblicate varie ricerche sulla sperimentazione ed utilizzo medico della cannabis. La cannabis è entrata nel dispensario farmaceutico degli Stati Uniti nel 1854, con l'avvertenza che era un potente narcotico e che ad alte dosi era pericolosa. Nel 1887, Raffaele Valieri, medico primario dell'Ospedale degli Incurabili di Napoli, dà alle stampe un documento intitolato "Sulla canapa nostrana e sui suoi preparati in sostituzione della Cannabis indica", dove oltre a riportare le sue esperienze sull'utilizzo terapeutico in casi di emicrania, insonnia, isteria, gozzo esoftalmico anticipa una constatazione oggi ampiamente condivisa dalla comunità scientifica, cioè che la canapa indiana e la canapa che cresceva in Italia erano piante della stessa specie.

La Cannabis è stata quindi utilizzata attraverso i secoli come pianta officinale, e fondamentalmente non si è mai smesso di farlo, tranne nei decenni successivi agli anni '70 dove le leggi contro gli stupefacenti ne fecero interrompere sia gli utilizzi che gli studi. Dal 2007 invece la Cannabis è tornata a essere prescrivibile e erogabile attraverso le farmacie sul territorio nazionale.

La Cannabis può essere prescritta a pagamento da qualsiasi medico, mentre per la rimborsabilità da parte del SSN ogni regione ha le sue regole, ma comunque può essere prescritta solo da neurologi e terapisti del dolore in ambito ospedaliero. Al di fuori della rimborsabilità, ci sono numerose patologie che possono essere trattate con questi rimedi. Vediamone alcune:

  • Analgesia in patologie che implicano spasticità associata a dolore (sclerosi multipla, lesioni del midollo spinale)

  • Analgesia nel dolore cronico (con particolare riferimento al dolore neurogeno) in cui il trattamento con antinfiammatori non steroidei o con farmaci cortisonici o oppioidi si sia rivelato inefficace

  • Nausea e vomito (da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV, epatite)

  • Sindrome di "Gilles de la Tourette"

  • Stimolazione dell'appetito in pazienti affetti da cancro o HIV e nell'anoressia nervosa

  • Glaucoma resistente alle terapie tradizionali

  • Epilessia

  • Fibromialgia

  • Traumi cerebrali

  • Emicrania

  • Ictus

  • Insonnia

  • Allergie

  • Asma

  • Sindrome Premestruale

  • Artrite Reumatoide e Malattie Autoimmuni in generale

  • Malattie infiammatorie croniche intestinali ( Crohn, Rettocolite Ulcerosa)

  • Malattie Neurodegenerative (Parkinson, Alzheimer)

  • Patologie cardiovascolari

(N.B. in grassetto sono indicati gli "usi consentiti" indicati nel D.M. 9/11/2015 , ma la legge attuale prevede che possano essere prescritti per qualunque patologia della quale vi sia una pubblicazione scientifica accreditata che ne validi l'utilizzo e che sia arrivata almeno in fase II; le restanti patologie appartengono a questa categoria),

Chiunque soffra di una di queste patologie e non sia soddisfatto della terapia convenzionale  o per scarsa remissione dei sintomi, o per eccessivi effetti collaterali dei medicinali (gastrite cronica per i FANS, troppa sonnolenza e sedazione per oppiacei e benzodiazepine, ecc. ecc.) può valutare, d'accordo con il medico, la possibilità di intraprendere la terapia con la Cannabis. Va comunque sottolineato che la Cannabisterapia non è scevra da effetti collaterali (tachicardia, ipotensione ortostatica, debolezza, secchezza fauci, cefalea, sonnolenza, bruciore e arrossamento degli occhi e a dosaggi eccessivi paura, svenimento, senso di morte; inoltre dosaggi alti quotidiani possono portare a una sindrome amotivazionale caratterizzata da apatia, scarsa motivazione, deficit di cognizione e memoria, giudizio alterato), motivo per cui la terapia deve essere attentamente valutata e monitorata da un medico competente in materia, che sappia mantenere i dosaggi giusti per ottenere l'effetto terapeutico desiderato senza incorrere negli effetti collaterali maggiori.

Nel nostro Studio è possibile effettuare visite con uno specialista delle terapie a base di cannabis e derivati al fine di ottenere una prescrizione e iniziare una terapia con cannabinoidi. 

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